lunedì 8 dicembre 2014

#Ognigiorno con Telethon! Da quest'anno anche su Instagram!




La Fondazione Telethon compie 25 anni e per festeggiare quest'importante traguardo coinvolge anche IgersItalia e gli Instagramers lanciando una challenge benefica! La nuova campagna si chiama La nostra Maratona è #OGNIGIORNO: per partecipare basta usare, dall'8 al 14 dicembre, appunto l'hashtag #ognigiorno nelle foto in cui rappresentate le persone, le cose e i momenti che amate di più ogni giorno. Al raggiungimento delle 10.000 foto, Caffarel (sì, quello dei dolcetti!) donerà 10.000 € a Telethon! Al termine della campagna, le più belle verranno pubblicate anche sui profili Facebook e Twitter di Telethon.

E non dimenticate di donare!

venerdì 5 dicembre 2014

Ouverture #13 - Inheritance [Christopher Paolini]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

Inheritance [Christopher Paolini]
La dragonessa Saphira ruggì e i soldati davanti a lei tremarono sgomenti.
«Seguitemi!» gridò Eragon. Levò Brisingr sopra la testa perché tutti la vedessero. La spada azzurra, stagliata contro il banco di nuvole nere che si addensavano a ovest, scintillò di un bagliore iridescente. «Per i Varden!»
Una freccia gli sibilò accanto, lui non se ne curò.
I guerrieri, radunati ai piedi del cumulo di macerie su cui si trovavano Eragon e Saphira, risposero all'unisono ringhiando feroci: «Per i Varden!» Brandirono le armi e partirono alla carica, inerpicandosi sui blocchi di pietra crollati.
Eragon si voltò. Nell'ampia corte sull'altro lato delle rovine si ammassavano circa duecento soldati imperiali. Alle loro spalle si ergeva un'imponente fortezza scura, con le pareti inframmezzate da feritoie e torri squadrate; negli appartamenti in cima alla più alta splendeva una lanterna. Eragon sapeva che da qualche parte, all'interno del maschio, si trovava Lord Bradburn, il governatore di Belatona, la città che i Varden assediavano ormai da ore.

mercoledì 3 dicembre 2014

Inheritance di Christopher Paolini

Sono finalmente arrivata alla fine anche per quanto riguarda Brisingr! Ora è il turno della quarta ed ultima puntata:


Una foto pubblicata da Michela (@meekhayla) in data:


Inheritance
Trama: Tutto è iniziato con Eragon… Tutto finisce con Inheritance. Sembrano appartenere a un’altra vita i giorni in cui Eragon era solo un ragazzo nella fattoria dello zio, e Saphira una pietra azzurra in una radura della foresta. Da allora, Cavaliere e dragonessa hanno festeggiato insperate vittorie nel Farthen Dûr, assistito ad antiche cerimonie a Ellesméra, pianto terribili perdite a Feinster. Una sola cosa è rimasta identica: il legame indissolubile che li unisce, e la speranza di deporre Galbatorix. Non sono gli unici a essere cambiati, però: Roran ha perso il villaggio in cui è cresciuto, ma in battaglia si è guadagnato rispetto e un soprannome, Fortemartello; Nasuada ha assunto il ruolo di un padre morto troppo presto, e porta sulle braccia i segni dell’autorità che ha saputo conquistare; il destino ha donato a Murtagh un drago, ma gli ha strappato la libertà. E ora, per la prima volta nella storia, umani, elfi, nani e Urgali marciano uniti verso Urû’baen, la fortezza del traditore Galbatorix. Nell’ultima, terribile battaglia che li attende rischiano di perdere ciò che hanno di più caro, ma poco importa: in gioco c’è una nuova Alagaësia, e l’occasione di lasciare in eredità al suo popolo un futuro in cui la tirannia del re nero sembrerà soltanto un orribile sogno...
Autore: Christopher Paolini
Titolo originale: Inheritance
Prima pubblicazione: 2011 (USA); 2011 (Italia)
Traduttore: Maria Concetta Scotto di Santillo in collaborazione con Michela Proietti
Editore: RCS Libri
Collana: Best Bur
Prezzo: 7,90 €
ISBN: 9788817069601
E-book: 6,99 € (Amazon)

lunedì 1 dicembre 2014

P'titZelda 2014 e Advent Calendar Photo Challenge

Anche se non ne ho praticamente mai parlato, io sono un'utente abbastanza attiva su Instagram: ho iniziato ad usarlo ad Aprile 2013 (ovviamente con una foto del mio cane, con che altro?) e in questo momento ho scattato oltre 920 foto. Se continuo così sfondo il muro delle 1000 foto entro fine mese!
Nell'ultimo post ho parlato dell'iniziativa #5fotoperunpasto a favore dei cani in canile (ancora in corso!), ma non è la prima volta che mi sono accodata a dei photo contest / photo challenge. Quelli a cui prendo parte sono soprattutto una sfida alla mia costanza e alla mia fantasia, al massimo si vince il repost della propria foto (ancora non ho avuto il piacere).
Ieri sera ho scoperto e poi aderito ad altri due: il P'titZelda 2014 e l'Advent Calendar Photo Challenge.

P'titZelda 2014

Una foto pubblicata da Michela (@meekhayla) in data:

Cosa vuol dire PTIT? 
P’tit vuol dire PICCOLO in francese
.

Mi piace molto la sua pronuncia e credo che descriva con immediatezza qualcosa di folgorante e piccolo che ti attraversa un giorno come tanti e che ti svolta la giornata.
Un sorriso, una merenda, la carta di un pacchettino che non pensavi di ricevere o la pallina più vecchia del tuo albero di Natale.

Che cos’è esattamente?
PTITZELDA
 (con il tempo, da PTIT siamo giunti a PTITZELDA) è un gioco di condivisione, una sorta di calendario dell’avvento: 31 giorni che vengono raccontati da altrettante foto.

Una al giorno. Postata principalmente su instagram e (da quest’anno, se volete) anche su flickr.
Diciamo che instagram è il canale ufficiale ma che non c’è limite alla vostra di condividerli nel mare magnum del web.
Chi può partecipare?
Tutti, chiunque abbia voglia di costruire una piccola storia d’immagini del suo dicembre.
Si tratta di un concorso?
No, è privo di qualunque finalità pratica!
A volte, in modo del tutto casuale, è capitato che venissero regalati dei libri ma solo perché Natale innesca il meraviglioso meccanismo del “ti meriti un regalo”. Niente oltre a questo.
Ma in pratica, cosa si deve fare?
Hai ragione, caro Amico Immaginario che mi poni questa domanda: sto divagando!
ECCO QUI LE REGOLE!
- Amico Immaginario, qui, se non ti spiace, mi rivolgo a tutti! -

1. condividete il banner che apre questo post e invitate tanti amici (questo per il gusto di dirsi: MA GUARDA QUANTI SIAMO!);
2. scattate una foto al dì, da lunedì 1° dicembre a mercoledì 31 dicembre, meglio se ogni giorno. Se non riuscite o lasciate il progetto a metà non succede nulla, non crucciatevi!
3. usate i seguenti hashtag: #ptitzelda2014 (se usiamo solo #ptit ci compaiono tutti i pargoletti di Francia),#ptitzelda2014day1 (#ptitzelda2014day2, #ptitzelda2014day3, … ogni giorno l’hashtag numerato per benino), #zeldawasawriter (ma solo se volete, in realtà è un puro vezzo della qui scrivente).
Lo so che gli hashtag vi sembrano lunghi e inutili ma per me sono vitali per trovarvi: più specifici sono e più mi risulta facile commentare, cercare foto, selezionarne alcune e, perché no, condividerle!
4. se avete un account privato noi non vedremo le vostre foto. Decidete quindi se sbloccarlo per un mese o se partecipare in disparte.
5. commentate le foto altrui, siate sconsideratamente complimentosi se lo sentite, diventate amici, prendete spunto dell’intuito fotografico altrui e affinate il vostro occhio. [da Zelda Was A Writer]

Advent Calendar Photo Challenge


Una foto pubblicata da Michela (@meekhayla) in data:


Ho trovato questa Challenge sul profilo Instagram di liciousizzy, ma le regole per partecipare le ho prese dal blog Operazione Fritto Misto:
Una foto al giorno dal 1 al 25 dicembre.

Il tema cambia di giorno in giorno e può servire da stimolo per cercare la consegna: non va seguito alla lettera ma interpretato a modo proprio; insomma, fatti ispirare (se la parola fosse "Amici" non significa che tu debba fotografare proprio i tuoi amici - ma può essere un incentivo per organizzare un'uscita con loro :)

A cosa servono? Non si vince alcun premio, il che può sembrare inutile. Ma lo scopo è condividere con altre persone la propria ricerca del lato bello, in questo caso del periodo natalizio; con i progetti e le sfide fotografiche si va a punzecchiare la propria vena artistica, una specie di caccia alla creatività.

Cosa è necessario per partecipare? Materialmente parlando, un cellulare (ed un account Instagram) e/o una macchina fotografica. Il modo più semplice, economico e veloce è senz'altro il primo; ma puoi anche partecipare con una reflex, un'analogica o una lomografica (qui i miei risultati dell'anno scorso, con una lomografica fisheye). E poi fantasia e voglia di guardare le cose con più attenzione.
Parteciperete? Buon divertimento!

martedì 18 novembre 2014

#5fotoxunpasto - Instagramers Italia e Royal Canin per i quattrozampe!



Piccolo fuori tema oggi per segnalare a tutti gli utenti Instagram in linea questa bella iniziativa! Riporto la descrizione dal profilo di Instagramers Italia:

Igersitalia con la collaborazione di @royalcaninit Royal Canin lancia il progetto #5fotoxunpasto. Una nuova grande azione collettiva su Instagram e voi ne sarete i protagonisti. Condividete almeno una fotografia di un cane (anche non il vostro) e taggatela con #5fotoxunpasto e #igersitalia. Ogni 5 foto pubblicate con il tag, Royal Canin fornirà un pasto completo all'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali). Tutti gli igers sono chiamati a raccolta per condividere il maggior numero di foto dei cani e diventare ambasciatori di questo progetto. Con il progetto #5fotoxunpasto la community approfitta dell’occasione per ringraziare Royal Canin che con questa iniziativa potrà aiutare i nostri amici a 4 zampe. Potete taggare foto già pubblicate e non esistono limiti al numero di foto da pubblicare.

Forza Instagramers! Partecipate numerosi e invitate amici e conoscenti ad unirvi a voi!

giovedì 13 novembre 2014

Ouverture #12 - Brisingr [Christopher Paolini]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

Brisingr [Christopher Paolini]
Eragon scutava l'oscura torre di pietra, nascondiglio dei mostri che avevano ucciso suo zio Garrow.
Era immobile, disteso sul ventre, dietro il crinale di una duna sabbiosa disseminata di fili d'erba, cespugli di rovi e piccoli cactus simili a boccioli di rosa. Gli steli secchi dell'anno prima gli punsero i palmi quando prese a strisciare lento sui gomiti per ottenere una visuale migliore dell'Helgrind, che svettava sulla pianura come un pugnale nero estratto dalle viscere della terra.
Il sole morente proiettava lunghe ombre sinuose sulle basse colline e - a ovest, in lontananza - illuminava la superficie del Lago di Leona, trasformando l'orizzonte in una tremolante fascia d'oro.
Eragon sentiva il respiro regolare di suo cugino Roran, disteso al suo fianco, ma l'emissione d'aria, che di norma sarebbe stata impercettibile, risuonava straordinariamente amplificata al suo sviluppatissimo udito, uno dei molti cambiamenti che aveva subito durante l'Agaetí Blödhren, la Celebrazione del Giuramento di Sangue degli elfi.

mercoledì 12 novembre 2014

Brisingr di Christopher Paolini

Finita anche la rilettura di Eragon, adesso posso iniziare a leggere la terza puntata:

Una foto pubblicata da Michela (@meekhayla) on

Brisingr
Trama: Molte cose sono cambiate nella vita di Eragon da quando l'uovo di Saphira è comparso sulla Grande Dorsale: suo zio è stato ucciso, Brom si è sacrificato per proteggerlo dai Ra'zac, il fratello che non sapeva di avere si è rivelato uno dei suoi peggiori nemici. Molte cose sono cambiate, altre no: Galbatorix opprime ancora Alagaësia e il giovane Cavaliere e la sua dragonessa rimangono l'ultima speranza di detronizzarlo. Ma Eragon è davvero all'altezza di questo compito? Murtagh e Castigo si sono dimostrati avversari pericolosi; il sangue di cui si è macchiato tormenta le sue notti insonni; l'arma che gli era stata donata non è più nelle sue mani. E non c'è tempo per tornare dagli elfi, non c'è tempo per riposare, non c'è tempo per trovare una nuova spada: Katrina è nelle mani di Galbatorix e per salvarla bisogna entrare nell'Helgrind, dove ogni giorno si compiono orribili sacrifici umani...
Autore: Christopher Paolini
Titolo originale: Brisingr
Prima pubblicazione: 2008 (USA); 2008 (Italia)
Traduttore: Maria Concetta Scotto di Santillo in collaborazione con Valeria Bastia e Patrizia Rossi
Editore: RCS Libri
Collana: Best Bur
Prezzo: 7,90 €
ISBN: 9788817061643
E-book: 5,99 € (Amazon)

venerdì 31 ottobre 2014

Molti libri hanno bisogno di tante librerie

Domenica scorsa c'è stata una fiera, abbastanza "corposa" rispetto allo standard abituale, dove io ho comprato l'ennesimo libro (Jane Eyre di Charlotte Brontë, per la precisione). Quando l'ho portato a casa e fatto accomodare in mezzo ai suoi simili, ho notato che il mucchio di libri non inseriti su Anobii era un po' troppo consistente e quindi mi son messa lì ad aggiornare la libreria Anobiiana.
Dovete sapere che io trovo utilissimo questo sito (con Goodreads siamo ancora al livello tiepida simpatia) e ho un po' la fissa di tenerlo sempre aggiornatissimo ed in ordine! E nonostante ciò non è nemmeno completo, perché alcuni libri che ho da una vita non c'erano quando ho tentato di inserirli (è passato qualche anno, probabilmente ora ci sono) e quelli presi in prestito prima che scoprissi Anobii hanno scarse possibilità di essere inseriti.
Insomma, l'utilità per me qual è? Beh, da lettrice vorace quale sono ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a ricordare cosa ho già letto in modo da non comprare doppioni. Per fortuna ricordo abbastanza bene quasi tutti i libri che ho letto... quasi, appunto. Ed è questo quasi che mi frega, ma la pezza ce la mette appunto Anobii.
Ovviamente, se amo tanto i libri, su che cosa mai potrei ritrovarmi a sognare ad occhi aperti?
Le librerie.
Sto allegramente viaggiando verso l'acquisto del 400° volume e non posso ignorare quei fantastici mobili che servono appunto per tenerli tutti insieme visciniviscini! Non solo vorrei comprarle ma mi piacerebbe anche farmene una con le mie mani, possibilmente enorme (e di adeguata robustezza).
Quando arriva il catalogo dell'Ikea io sfoglio solo le pagine dedicate alle librerie (e gli esempi di stanze completamente arredate dove sono presenti).
Pinterest lo visito principalmente per invidiare la gente che ha in casa quelle splendide librerie che fotografa e pubblica. Ecco cosa potreste trovare in una casa tutta mia (le foto le ho selezionate da qui):

Libreria Libreria Libreria Libreria Libreria Libreria Libreria Libreria Libreria

Insomma, ci siamo capiti! Poi mi piacciono anche quelle più particolari e le idee "salvaspazio" (purtroppo non sempre coincidono!), che sono anche più facili da realizzare col fai-da-te (queste le ho prese qui):

Book DIY Book DIY Book DIY Book DIY Book DIY Book DIY Book DIY Book DIY

Bene, la rosa dei papabili è bella ampia! Ora mi mancano solo una casa tutta mia e gli spiccetti per comprare tutto... dai non ci vuole poi tanto!

martedì 28 ottobre 2014

Io e Instagram

I post su Kimi li trovate tutti qui:

sabato 25 ottobre 2014

Ouverture #11 - Eldest [Christopher Paolini]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

Eldest [Christopher Paolini]
Il canto dei morti è il pianto dei vivi.
Questo pensò Eragon nello scavalcare il cadavere mutilato di un Urgali, mentre si levavano le lamentazioni funebri delle donne che portavano via le salme dei loro cari dalla piana intrisa di sangue del Farthen Dûr. Alle sue spalle, Saphira aggirò la carcassa ondeggiando sinuosa; le sue squame blu zaffiro erano l'unica nota di colore nell'oscurità che dominava la montagna cava.
Erano passati tre giorni da quando i Varden e i nani si erano battuti contro gli Urgali per difendere Tronjheim, la città-montagna alta un miglio nel cuore del Farthen Dûr, ma il campo di battaglia era ancora disseminato di cadaveri. L'enorme numero di caduti aveva rallentato le operazioni di sepoltura. In lontananza, una pira imponente rosseggiava ai piedi di un costone del Farthen Dûr: erano le carcasse degli Urgali che bruciavano. Nessun funerale e nessuna degna sepoltura per loro.

venerdì 24 ottobre 2014

Eldest di Christopher Paolini

Premessa: a partire da questo libro, il modo di presentare le mie letture sarà leggermente diverso rispetto ai precedenti. Sono una che "non trova mai pace" e ogni tanto devo introdurre qualcosa di nuovo, anche un dettaglio minuscolo!
Bene, ho terminato la rilettura di Eragon (non male come fantasy, penso che Paolini e la Troisi possano essere uno step per avvicinarsi ai grandi G. R. R. Martin e a Tolkien... in modo da partire con libri/saghe più leggeri e poi buttarsi su cose più corpose e intriganti!) e adesso rileggo la seconda puntata:


Eldest
Trama: Eragon, accompagnato dalla dragonessa Saphira, raggiunge Ellesméra, la terra degli elfi, per completare il suo apprendistato nell'arte della magia e della spada, abilità indispensabili per un Cavaliere dei draghi. Ma tranelli e tradimenti lo attendono ad ogni angolo: capire di chi fidarsi sarà la prova più difficile. Intanto a Carvahall, il villaggio di Eragon, arrivano i Ra'zac, le mostruose creature al seguito di re Galbatorix, il Cavaliere Rinnegato. Che cosa vogliono? Chi cercano? Roran, il cugino di Eragon, non vuole saperlo, lui desidera solo la salvezza per chi ama e decide per questo di unirsi alle truppe dei ribelli. Ma qualcuno nel villaggio lo tradirà...
Autore: Christopher Paolini
Titolo originale: Eldest
Prima pubblicazione: 2005 (USA); 2005 (Italia)
Traduttore: Maria Concetta Scotto di Santillo
Editore: RCS Libri
Collana: Libri Oro Fabbri
Prezzo: 6,00 €
ISBN: 9788848603324
E-book: 5,99 € (Amazon)

giovedì 23 ottobre 2014

Ouverture #10 - Eragon [Christopher Paolini]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

Eragon [Christopher Paolini]
Il vento ululava nella notte, portando con sè un odore che avrebbe cambiato il mondo. Uno Spettro, alto e flessuoso, alzò la testa per fiutare l'aria; aveva sembianze umane, ma i  suoi capelli erano cremisi e gli occhi rossi come braci incandescenti.
Battè più volte le palpebre, perplesso. Il messaggio era inequivocabile: stavano arrivando. E se fosse stata una trappola? Soppesò ogni eventualità, poi ordinò in modo gelido: «Sparpagliatevi: nascondetevi dietro gli alberi e i cespugli. Fermate chiunque si avvicini... o morite.»

mercoledì 22 ottobre 2014

Ouverture #9 - L'arte di correre sotto la pioggia [Garth Stein]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

L'arte di correre sotto la pioggia [Garth Stein]
I gesti sono tutto ciò che ho, e a volte devono essere eclatanti. Se mi capita di esagerare e sconfinare nel melodrammatico è perché sono costretto a farlo, per comunicare in modo chiaro ed efficace. Per farmi capire, senza dubbi o malintesi. Sulle parole non posso contare perché, con mio grande dispiacere, la mia lingua è stata concepita lunga, piatta e floscia, uno strumento davvero poco efficace per rigirarmi in bocca il cibo quando mastico, e ancora meno efficace per produrre quegli ingegnosi e complicati polisillabi che messi insieme formano le frasi. Ecco perché adesso me ne sto qui in cucina ad aspettare che Denny torni a casa - dovrebbe arrivare a momenti - sdraiato sulle fredde piastrelle del pavimento, in una pozza della mia stessa urina.

domenica 19 ottobre 2014

Ouverture #8 - Cronaca di una morte annunciata [Gabriel García Márquez]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

Cronaca di una morte annunciata [Gabriel García Márquez]
Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5 e 30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma al risveglio si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d'uccelli. «Sognava sempre alberi» mi disse sua madre, Plácida Linero, rievocando ventisette anni dopo i particolari di quel lunedì ingrato.

giovedì 16 ottobre 2014

Ouverture #7 - Dalla parte di Bailey [W. Bruce Cameron]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

Dalla parte di Bailey [W. Bruce Cameron]
Un giorno mi resi conto che quelle cosette calde, piagnucolose e puzzolenti che si agitavano vicino a me erano i miei fratelli. Ci rimasi male.
Non ci vedevo ancora bene, riuscivo appena a distinguere ombre confuse, ma sapevo che quella sagoma grande e bellissima, con la lingua lunga e meravigliosa, era mia madre. Avevo capito come funzionava: quando l'aria fredda mi increspava pelo, voleva dire che la mamma se n'era andata da qualche parte, ma quando tornava il caldo era l'ora di mangiare.

lunedì 13 ottobre 2014

Letture e riletture

Rieccomi, a poco più di un mese dall'ultimo post... Anche se qui non ne ho parlato, ho continuato a leggere qualcosa, soprattutto ho "fatto fuori" quasi tutti i libricini della serie Live della Newton Compton che avevo nella coda di lettura. Me ne sono rimasti solo altri due.

Caricamento

Ho letto anche due libri di un genere che amo molto, le "storie cinofile":

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Mi sono piaciuti molto entrambi, ma tra Bailey ed Enzo ho preferito (leggermente!) il secondo! Nei prossimi giorni pubblicherò gli incipit di entrambi.
Ho avuto anche il tempo di leggere un altro libro di Gabriel García Márquez (inserirò anche l'incipit di questo):

Caricamento

Infine, frugando un po' in mezzo ai volumi che devo ancora leggere, mi è venuta voglia di completare la lettura della saga scritta da Christopher Paolini, ovvero il Ciclo dell'Eredità (a mio parere questa saga è più semplice e leggera delle insuperabili Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di G. R. R. Martin). Avevo solo i primi due (Eragon ed Eldest) e qualche mese fa ho comprato anche gli altri due, Brisingr e Inheritance. Dato che non ricordavo nulla della storia, sono ripartita dal primo:

Caricamento

Inserirò presto anche l'incipit di Eragon e poi avrò smaltito tutti gli arretrati! 

giovedì 11 settembre 2014

Il punto della situazione

Quasi due mesi dall'ultimo post! E questo non perché abbia smesso di leggere (anzi...), ma perché non mi stavo divertendo poi così tanto nel tenere in vita questo blog. Anche se mi sono ripromessa di non scriverci più nulla di (troppo) personale, devo dire che è stato un momento di stanchezza generale e ovviamente anche il blog ne ha risentito (come altre cose più importanti di quest'ultimo).
Da ancora più tempo non ho scritto nulla riguardo l'uncinetto perché è da diversi mesi che non faccio nulla, anche se avrei qualcosa da finire... L'esempio principe è la coperta "Infinity", al momento devo solo farle il bordo ma non ne ho avuto voglia. L'altro progetto quasi terminato è la Coordinate Vest e potrei ripartire da quella, in modo da poterla usare quest'inverno. 
Insomma... torno presto!

domenica 13 luglio 2014

Ouverture #6 - I Vicerè [Federico De Roberto]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

I Vicerè [Federico De Roberto]
Giuseppe, dinanzi al portone, trastullava il suo bambino, cullandolo sulle braccia, mostrandogli lo scudo marmoreo infisso al sommo dell'arco, la rastrelliera inchiodata sul muro del vestibolo dove, ai tempi antichi, i lanzi del principe appendevano le alabarde, quando s'udì e crebbe rapidamente il rumore d'una carrozza arrivante a tutta carriera; e prima ancora che egli avesse il tempo di voltarsi, un legnetto sul quale pareva avesse nevicato, dalla tanta polvere, e il cui cavallo era tutto spumante di sudore, entrò nella corte con assordante fracasso. Dall'arco del secondo cortile affacciaronsi servi e famigli: Baldassarre, il maestro di casa, schiuse la vetrata della loggia del secondo piano, intanto che Salvatore Cerra precipitavasi dalla carrozzella con una lettera in mano.
- Don Salvatore?... Che c'è?... Che novità?...
Ma quegli fece col braccio un gesto disperato e salì le scale a quattro a quattro.
Giuseppe, col bambino ancora in collo, era rimasto intontito, non comprendendo; ma sua moglie, la moglie di Baldassarre, la lavandaia, una quantità d'altri servi già circondavano la carrozzella, si segnavano udendo il cocchiere narrare, interrottamente:
- La principessa... Morta d'un colpo... Stamattina, mentre lavavo la carrozza...
- Gesù!... Gesù!...

sabato 5 luglio 2014

Le Challenges di GR [16]

Dopo gli ultimi microlibri, torno ai "mattonazzi" (riferito ovviamente alle dimensioni del libro!):

I Vicerè [Federico De Roberto]
Opus magnum della letteratura popolare e colta italiana, che alla pubblicazione ricevette inusitate stroncature che valevano storici abbagli, "I Vicerè" è una saga epica che raggiunge una penetrazione senza pari nell'esplorare la storia e il garbuglio di vicende umane che ruotano intorno a un centro mobile e affollato: la genealogia degli Uzeda di Francalanza, nobili che ricollocano nella Sicilia ottocentesca le ambizioni del romanzo-mondo, di cui De Roberto è tra i massimi demiurghi. Una ricchezza impareggiabile di agganci storici e colpi di scena e legami incrociati tra i personaggi, ognuno destinato a emergere come protagonista momentaneo, in uno scenario di grandezze e decadenze, grovigli di vizi e meschinità: un capolavoro di narrazione che catapulta il lettore in una Sicilia storica e fantasmagorica. Un fondamento nella linea del romanzo italiano più ambizioso e feroce, un "Gattopardo" esploso e trionfante.
Oltre ad essere inserito nelle sfide 1001 Libri da Leggere ed Extra-large, è il libro che mi fa partecipare al mio primo GdL (cioè Gruppo di Lettura). La "tabella di marcia" prevista per quest'opera è la seguente:

  • Martedì 1 - Lunedì 7: Parte I, Capitoli 1-5 
  • Martedì 8 - Lunedì 14: Parte I, Capitoli 6-9; Parte II, Capitoli 1-3 
  • Martedì 15 - Lunedì 21: Parte II, Capitoli 4-9; Parte III, Capitoli 1-2 
  • Martedì 22 - Lunedì 28: Parte III, Capitoli 3-9

e il topic dove confrontarsi è Diciannovesimo GdL: I Vicerè di Federico De Roberto. Al momento io sono indietro praticamente di una settimana, perchè ho preferito terminare il libro di Wilde prima di cominciare questo. Inizierò a leggerlo oggi e spero di rimettermi più o meno in pari col resto del gruppo nel corso dei prossimi giorni!

mercoledì 2 luglio 2014

Ouverture #5 - L'importanza di essere onesto [Oscar Wilde]



L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

L'importanza di essere onesto [Oscar Wilde]
AGENORE: Lane, hai sentito quello che suonavo?
LANE: Non ho ritenuto educato ascoltare, signore.
AGENORE: Peggio per te. Io non suono con precisione - chiunque riesce a suonare con precisione - ma suono con un'espressione incantevole. Per quel che riguarda il piano, il sentimento è il mio punto di forza. La scienza la riserbo alla vita.
LANE: Sì, signore.

martedì 1 luglio 2014

Le Challenges di GR [15]

De I Watson della Austen devo dire solo: peccato che sia un'opera incompleta!
Terminata la lettura del libro della Austen, proseguo con la collana Live di Newton Compton (li ho comprati quasi tutti e stanno lì, in libreria, ad attendere pazientemente il loro turno...).

Nell’angusta atmosfera vittoriana, irrompe come un fulmine a ciel sereno L’importanza di essere onesto, considerato da molti il capolavoro teatrale di Wilde. Sin dal giorno del suo debutto, nel 1895, ha ottenuto moltissime repliche in tutto il mondo, fino alle recenti trasposizioni per il cinema. Questa «commedia frivola per persone serie» ritrae un arguto e pungente scorcio dell’aristocrazia inglese, un mondo dove la forza degli individui risiede in quello che dicono e non in quello che fanno, nel blasone e non nelle idee. Ernesto (Onesto) è l’uomo che tutte le dame – e non solo – vorrebbero avere. E per aggiudicarselo sarebbero disposte a tutto. Vanno così in scena, complici inconsapevoli, fiducia e finzione, sincerità e calcolo, onestà e manipolazione, in un’esplosione ininterrotta di battute sferzanti, molte delle quali memorabili come aforismi.

lunedì 30 giugno 2014

Ouverture #4 - I Watson [Jane Austen]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

I Watson [Jane Austen]
Il primo ballo invernale della città di D., nel Surrey, si sarebbe tenuto martedì 13 ottobre, e tutti si aspettavano una bellissima festa: si poteva fare affidamento su una lunga lista di famiglie della zona che avrebbero sicuramente partecipato, e si sperava che anche gli Osborne sarebbero intervenuti.

venerdì 27 giugno 2014

Le Challenges di GR [14]

Ieri ho terminato il libro di Isabel Allende, non avevo letto mai niente di questa scrittrice e mi è piaciuta molto. Alcuni passaggi del libro si avvicinano molto a dei versi poetici!
Oggi invece sono tornata da una vecchia conoscenza: Jane Austen.

La Austen ha saputo ritrarre magistralmente la borghesia provinciale del Settecento inglese, con la sua ossessione per le buone maniere e la sua visione del matrimonio come aspirazione suprema. 
Ne I Watson (iniziato nel 1804, e rimasto incompiuto) questo sfondo assume tinte più cupe. La famiglia Watson si ritrova nella situazione - ben nota alla scrittrice, che dopo la morte del padre visse un periodo di ristrettezze economiche - di dover mantenere un certo decoro senza averne i mezzi. Trovare un buon partito, allora, sembra l'unica via di salvezza da un destino altrimenti segnato. Ma l'orgogliosa Emma, a differenza delle sorelle, vuole sottrarsi alla contesa per i pochi scapoli abbienti del paese.

martedì 10 giugno 2014

Ouverture #3 - D'amore e ombra [Isabel Allende]



L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti]. 

D'amore e ombra [Isabel Allende]
Il primo giorno di sole fece evaporare l'umidità accumulata sulla terra nei mesi invernali e riscaldò le fragili ossa degli anziani, cui fu possibile passeggiare lungo i sentieri ortopedici del giardino. Solo il melanconico se ne rimase a letto, perché era inutile portarlo all'aria aperta se i suoi occhi vedevano solo i propri incubi e le sue orecchie erano sorde allo schiamazzo degli uccelli. Josefina Bianchi, l'attrice, vestita col lungo abito di seta che mezzo secolo prima aveva indossato per declamare Checov, reggendo un parasole per proteggersi l'epidermide di porcellana screpolata, avanzava lentamente fra i cespugli che ben presto si sarebbero ricoperti di fiori e di api.

domenica 8 giugno 2014

Ouverture #2 - Nome della vittima: nessuno [Alexandra Marinina]


L'Incipit, ovvero "l'esplosione semantica che genera e avvia il cosmo romanzesco e ci consente di individuarne i caratteri, di intuire panorami e sviluppi futuri" che "avviene non appena leggiamo le prime dieci o venti righe" [B. Traversetti].

Nome della vittima: nessuno [Alexandra Marinina]
Gli occhi di Ira Milovanova erano spaventati. Quell'espressione di paura non l'abbandonava più da quando, un mese prima, Tatjana aveva dichiarato che si sarebbe trasferita a Mosca, dove viveva suo marito. Le aveva spiegato che non era insoddisfatta della vita che conduceva a Pietroburgo, ma semplicemente che lei e Stasov sentivano la reciproca mancanza. Per entrambi era ormai una sofferenza vivere in due diverse città. E poi...

Le Challenges di GR [13]

Il libro della Marinina è scivolato via in una sola giornata! Breve, ottimo da portare sotto l'ombrellone, anche se non è un capolavoro, è un giallo senza infamia e senza lode.
Adesso è il turno di un libro della Allende, un'autrice che non ho mai avuto tra le mani (peccato abbia concluso la Esimio Sconosciuto Challenge!) e la sua opera è valida solo per la 2014 Reading Challenge, cioè riuscire a leggere un determinato numero di libri in un anno (il mio obiettivo è leggere 41 libri, uno in più del mio "record assoluto").

Come già accadeva in "La casa degli spiriti", questo romanzo di Isabel Allende usa come sfondo l'inquieto scenario della società cilena, ma la storia che ci narra acquista subito un tono originale e diverso da quello che caratterizzava il romanzo precedente: si tratta non più di una saga familiare dalle risonanze epiche, bensì del sorgere tra due giovani, impegnati entrambi in un'indagine giornalistica, di un'affettuosa amicizia che lentamente si trasforma in un amore destinato a consolidarsi in circostanze ostili. Tutto ruota, fin dagli inizi, intorno a una ragazza, Evangelina, in preda a periodici stati di trance che raccolgono intorno a lei una piccola folla di devoti e di curiosi. Irene e Francisco, intenti a indagare sul misterioso fenomeno, sono testimoni involontari dell'intervento di un gruppo di militari che pretendono di ricondurre alla ragione "la famosa ragazzina". Evangelina reagisce alla brutale intrusione ridicolizzando l'ufficiale che comanda i militari e da questo episodio, apparentemente banale, prende l'avvio un'inquietante vicenda perché Evangelina, di lì a poco sequestrata dalle forze di polizia, viene data per "scomparsa". I due giovani si mettono alla sua ricerca e sono presto costretti a percorrere una triste trafila che li porta dai commissariati alle carceri, dalla morgue ai campi di concentramento, mentre l'ombra di una spietata dittatura si proietta sempre più minacciosamente sulle loro indagini, volte a scoprire realtà che il regime militare intende celare. Sebbene quelle realtà non rivelino nulla che Francisco già non sappia, per Irene la scoperta ha una diversa portata, perché ella è costretta a uscire dal mondo protettivo che l'aveva circondata e a posare lo sguardo sull'orrore.

venerdì 6 giugno 2014

Le Challenges di GR [12]

Dopo il libro di Nietzsche, a cui non ho assegnato alcuna stellina perchè non credo di avere le conoscenze per poter "giudicare" un libro del genere, passo ad una lettura più leggera (e valida per l'Alphabet Challenge):

La vita non è mai stata generosa con Sofja Illarionovna. Dopo aver perso il marito, fucilato perché dichiarato "nemico del popolo", aveva trascorso vent'anni in un lager in Siberia. Al suo ritorno a San Pietroburgo, il figlio, noto trafficante di valuta, era stato ucciso in un regolamento di conti. Dopo tante tragedie, la sua morte per omicidio ha il sapore di un epilogo scontato. Non per Tatjana Tomilina, giudice istruttore di San Pietroburgo e famosa scrittrice. Lei diffida delle soluzioni ovvie, e si mette a scavare nella vita della donna. Le indagini la metteranno sulla strada di un'altra investigatrice allergica ai casi facili, la Kamenskaja, alle prese con il duplice omicidio di una coppia avvenuto a Mosca.

mercoledì 4 giugno 2014

Fuck Social

Scritto da Soviet cigarettes and stuff, è un post che contiene perfettamente anche il mio pensiero. L'unica differenza è che io a mia madre ho accettato la richiesta d'amicizia... ma le nascondo tutto quello che non ho voglia che veda/legga!

Fuck Social
Sono sull’intenette da quando avevo circa 14 anni, il modem a casa si connetteva con strazianti mugolii e il connection timed out era, nel 90% dei casi, la diretta conseguenza del “mamma, porcaputtana, ma proprio adesso ti devi attaccare al telefono?”
Come tutte le prime generazioni di non-early adopters, ci siamo ritrovati dietro uno schermo e davanti a internet explorer senza capirne un beneamato a livello tecnico (e in certi casi è ancora orgogliosamente così), guardati a vista da genitori preoccupati che ti esortavano a non dire alle genti che popolavano internet il tuo nome, la tua città. Perché sennò poi ti trovano e ti vengono a cercare sotto casa. Non postare le tue foto, perché sennò le usano per photoshopparti la faccia su una foto porno, e ti distruggono la vita, la reputazione e poi ti suicidi. (Non. Sto. Scherzando).
Ma del resto, di dire a qualcuno il mio nome e/o di mandargli una mia foto, all’epoca, non me ne poteva sbattere di meno. Ero lì solo per passare un po’ di tempo, masticavo quel poco di inglese che mi permetteva di passarmi qualche serata sulle fan board dei Queen e scrivevo in maniera sufficientemente decente da avere voglia e tempo di avere un blog che nessuno leggeva e mi andava benissimo così.

Tanto, all’epoca, che cazzo me ne fregava se la mia mail era un’accozzaglia imbarazzante di parole inglesi, underscores messi a cazzo e numeri? Prima di inviare un curriculum sarebbero passati almeno altri otto anni, e, sicuramente, le opportunità lavorative accessibili a una sedicenne, nel 2004, non richiedevano quasi mai una candidatura online. Al massimo passare dal bar dell’amico dell’amico e chiedere al gestore “oi, avete bisogno di una cameriera?”

Il lato divertente dell’essere una sedicenne che passava le ore al pc negli early 2000s, però, era il potersi ritagliare un angolo di pace dal mondo reale. Dove le compagne di scuola che ti davano della sfigata che passava le serate su internet non sarebbero mai arrivate, dove poter fare il cazzo che ti pareva senza doverti sottoporre al pubblico ludibrio della gente che ti conosceva nella vita reale. Poco importa che in realtà di computer ne capissi una beata fava, eri la persona giusta da chiamare se, quella volta al secolo che usavano un pc, gli si impallava. (quasi sempre la risposta era “spegnilo e riaccendilo, se non funziona, dagli un cartone e vedrai che si riprende” - scusatemi, appassionati di It e genti che ne capite qualcosa).

Quando sono arrivati sulla scena facebook, twitter, i cellulari più intelligenti di chi li impugna, Instagram e tutta la variegata accozzaglia di siti intenzionati a farti “riconnettere con i tuoi amici”, che tu lo voglia o meno, le gabbie si sono aperte, e l’internet, che prima era il mio giardino zen dove il mio nome e la mia faccia erano più misteriose e inaccessibili del terzo segreto di Fatima, si è riempito di tutta quella gente che ha passato anni a urlarmi dietro che ero un’asociale dimmmerda perché, se non ero in biblioteca a leggere, ero davanti a un pc.

E sono arrivati carichi di foto pseudo-artistiche del loro pranzo, di citazioni in bookman old style su sfondi suggestivi, di status minatori contro terzi, di finte notizie spacciate come verità rivelate. E rivelando al mondo nome, cognome, città in cui vivono, luogo dove lavorano, luogo dove hanno studiato.

Quando un compagno di corso con il pessimo vizio di farsi coinvolgere in lavori di gruppo senza che questo scalfisse la sua granitica fede nel farsi i cazzi propri viaggiando otto mesi su dodici mi costrinse quasi con la forza a iscrivermi a facebook, ricordo ancora il vago senso di disagio. Mi sembrava di essere entrata nuda in chiesa. Quel livello di disagio. Che si ripresentava a ciclo costante quando mi accorgevo che di ogni serata, anche la più insignificante, passata a bere una birra, diventava una scusa per fare tonnellate di foto “e poi mi raccomando taggami”.

Non è un caso che, cercando su google web reputation, saltino fuori consigli spassionati di blindare i propri profili social “o volete che il vostro capo veda la vostro foto in cui impugnate un bicchiere con la cannuccia a forma di cazzo del vostro addio al nubilato / la vostra faccia al settimo giro di vodka / i vostri peli del culo sfuggiti alla ceretta che spuntano dal vostro bikini minimalista?”.

E ovviamente, lo stesso discorso vale per gli status sul capo idiota, su quanto ubriachi siete la sera prima di una riunione, ecc, ecc.

Ma se neanche questo fosse bastato a convincere i condivisori compulsivi di attimi della loro vita sull’internet, è arrivato presto un altro motivo validissimo per ergere cortine di ferro attorno alla propria persona online. I GENITORI TARDONI CHE SI ISCRIVONO AI SOCIAL.

Sì, quei due simpatici tizi che nel 2003 vi spaccavano i coglioni perché chissà con chi cazzo parlavate online e chissà in quale fosso vi avrebbero ritrovato perché vi sareste sicuramente lasciati adescare da un pedofilo cannibale ed esportatore di organi. Proprio loro, quando si sono accorti che l’internet era pieno di facce sorridenti e di vostri/ loro compagni di scuola, si sono iscritti in massa, diventando in tempo zero heavy users degni dei peggio eroinomani. E hanno iniziato a chiedere l’amicizia alla vostra comitiva. Ai vostri amici, custodi di vari segreti che vanno dal “tu dì che ero con te, mentre invece ero a mare a scopare come un riccio” al “sì, mi piace anche la figa ma mia madre è più cattolica di Ratzinger e non è il caso di farle venire un ictus.” Se vi chiedete cosa si provi a vedere vostra madre aggiungere i vostri amici su facebook, vi darò un utile metro di paragone: vi ricordate quando ha trovato il vostro diario segreto? Quando vi ha sorpresi a scopare quel pomeriggio che eravate convintissimi di avere casa libera per almeno altre tre ore? Ecco.

Ma chi era sull’internette già agli inizi degli anni 2000 sa come difendere la propria privacy con i denti e con le unghie. A mali estremi estremi rimedi e no, mamma, non me ne frega un cazzo, io su facebook l’amicizia non te la accetterò mai. E dì al resto del parentado che l’unica cosa che potranno mai intravedere dei miei rari passaggi su quell’hub di puttanate mentre cerco di organizzare le mie serate sarà sì e no la nuova immagine di copertina. Forse.

Ogni tanto mi sembro un Savonarola impazzito, quando penso queste cose. E inizio a invidiare fortemente i quaccheri, perché i loro amici, per lo meno, non decidono di delegare a un fottutissimo hub di cazzate il compito di ospitare i lunghi simposi richiesti da qualcosa semplice come l’organizzare una serata con più di tre persone presenti.

Però poi penso alle compagne di classe che mi hanno ritrovato via facebook (dio le maledica) che venivano imploranti a chiedermi come mai googlandosi saltassero fuori le loro foto in bikini e tanto altro, e i meravigliosi venti minuti passati a cazziare mia madre che aveva le impostazioni privacy ridotte a nulla, in modo che il mondo intero potesse farsi i cazzi amabilmente suoi.

Mi fa ridere come le parti si siano crudelmente invertite. Certo, non ho giocato la carta del “ti trovano e ti pedinano sotto casa”, però le ho fatto notare che magari quell’unica mail in suo possesso che usa per cose di lavoro è meglio tenersela per sé. Che le colleghe che pubblicano a ciclo continuo le foto delle gite, delle cene di classe stavano dando potenzialmente in pasto a sei miliardi di persone la sua faccia sorridente. E quando di questi sei miliardi almeno un centinaio sono ex alunni adolescenti che sanno smanettare anche con photoshop, decisamente, è meglio correre ai ripari.

Lo stesso vale per chi ai tempi mi dava della sfigata nerdacchiona. Ma come, l’internet 2.0 è pieno di facce sorridenti, di foto con filtri bellissimi del piatto di lasagne della trattoria da Toni l’onto, di coppie innamorate e sudaticce che si fanno le selfie post-sesso - cosa ci può essere di rischioso?

Lo stesso che c’era 15 anni fa, rincoglioniti. Solo che voi siete piombati sulla scena quando la rivoluzione social vi ha convinto che le vostre foto al mare sono un contributo irrinunciabile per non essere esclusi crudelmente dal piano dell’esistenza. E poiché nell’età dei social il massimo della complessità richiesta per essere ritenuti degni di essere riconosciuti come esseri umani sono i 140 caratteri di twitter, i vostri hashtag poetici e i vostri commenti su facebook, vi siete anche persi la fase in cui su internet ci potevi ancora ragionare. Chiaro, i blog esistono ancora, lode a dio, e ci sono ancora posti dove scrivere più di due periodi complessi è ancora socialmente accettabile - ma buona parte di chi è stato risucchiato nel vortice della dimensione social a tutti i costi non se ne è mai neanche accorto. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che notizie palesemente smentite da una semplice ricerca su google abbiano una risonanza spaventosa. Non si spiegherebbero le citazioni attribuite a caso.

Sono ancora una nerdacchiona che passa le ore al pc. Ricerca di lavoro, attesa di incarichi e altri fantastici fattori esterni fanno sì che questa tendenza non sia destinata a invertirsi per ancora molto tempo.

Però, se non altro, continuo a pensare che in un mondo virtuale invaso da instagrammisti della domenica, da youtuber che si riprenderebbero anche al cesso, da rivoluzionari da facebook e di genitori incoscienti che, tra una partita di candy crush e l’altra, danno inconsapevolmente libero accesso ai cazzi loro all’intera umanità, il mio onore (e la mia web reputation) sono intatti. Nonostante quindici anni passati a girovagare per quella che era una selva oscura e che poi è stata riconvertita in un parco giochi di dementi, nonostante un profilo facebook su cui compare l’occasionale quanto imbarazzante foto che potrebbe facilmente trovare la sua giusta collocazione in una pubblicità progresso contro l’alcolismo (da cui si evince la necessità di blindare, blindare tutto, anche le foto profilo, perdio), il mio io virtuale è rimasto fedele a sé stesso. Da una piattaforma all’altra, fino ad approdare su Tumblr, sempre con la stessa finalità: cercare un giardino zen in cui occasionalmente cedere alla propria logorrea, anche se destinata a rimanere lettera morta e a non essere letta da nessuno, in cui dare sfogo alla parte misantropa che i miei cari amici di facebook cercherebbero di curare con commenti carichi di “ma cosa succede, ti sono vicino” e di Schadenfreude.

Da qualche parte, in un social, le mie foto bloccate al resto dell’universo mi mostrano sorridente, in giro per l’Italia, con i miei amici. Ma quella è una facciata, una finestra da cui spiare quello che decido sia degno di essere dato in pasto a gente di cui non me ne frega più di tanto. Sono sempre stata molto più sincera nei meandri di internet dove nessuno conosceva il mio nome, la mia città, il mio percorso accademico e il mio passato lavorativo. Libertà.

LWL